Sisaia

Riproponiamo lo stralcio di un vecchio post pubblicato da Nicola Castangia, cui si devono anche le belle foto che ugualmente si allegano:
“Riposava in una grotta del Supramonte, nella valle di Lanaitho, quando venne riportata alla luce nella primavera del 1961.
Dentro alla grotticella, vicino ai resti di un focolare, giaceva lo scheletro di una donna.
La chiamarono affettuosamente “Sisaia”.
Le era stata riservata una sepoltura singola, forse era una principessa.
Tanto fu lo stupore degli scienziati quando si accorsero che il cranio presentava un chiaro esempio di trapanazione con sopravvivenza, eseguito con fine tecnica operatoria, mediante l’uso di un trapano cilindrico, con estrazione e successiva riapposizione del disco osseo e con conseguente perfetta saldatura.
Oggi Sisaia riposa in una sala del Museo Archeologico Nazionale di Nuoro…Correva l’anno 1.600 a.C. e in Sardegna vi era un popolo che eccelleva anche per le abilità chirurgiche”.
La sepoltura di Sisaia fu ritrovata dal Gruppo grotte nuorese nell’anfratto di una parete del Supramonte, a Lanaitto, versante di Dorgali.
Assieme allo scheletro c’era il corredo funerario, dotazione per il passaggio all’eternità: una piccola macina, una ciotola, un tegame.
Scrive al proposito l’archeologa Maria Ausilia Fadda: “La vistosa spugnosità delle ossa temporali, ci suggerisce l’ipotesi di una sinusite degenerata e quindi di violentissimi mal di testa. Ma spesso, nell’antichità, questo tipo di intervento veniva praticato su pazienti che soffrivano di epilessia”.

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