Le tombe di giganti secondo Stiglitz

Le Tombe dei Giganti in un breve editoriale di Alfonso Stiglitz, annesso ad un suo articolo pubblicato nel 2006 sulla rivista “I Quaderni di Darwin”, edizione speciale riferita all’Archeologia in Sardegna:
“ Si tratta di strutture megalitiche di forma allungata e absidata con all’interno un lungo (fino a 30 m) vano rettangolare pavimentato destinato a sepoltura collettiva di numerosi defunti. La fronte si presenta a forma di esedra realizzata in modi differenti: con lastre a coltello e con al centro un’alta stele centinata, preferenzialmente nel centro-nord Sardegna ma con qualche sporadica presenza nel sud, e di cui l’esempio più noto è quella di Li Longhi di Arzachena, con una stele alta 3,75 m; mentre nel centro-sud dell’isola la fronte è costituita da un’esedra a filari sovrapposti con al centro un ingresso architravato privo di stele, come nel caso della tomba di Is Concias di Quartucciu. Il primo tipo pare leggermente più antico del secondo. Desta qualche meraviglia che una società che mostra chiari indici di gerarchizzazione sociale e territoriale avanzata utilizzi forme funerarie collettive e che il numero sostanzialmente ridotto di queste strutture – ne sono note circa 500 – non sia sufficiente a coprire per secoli le esigenze dei numerosi insediamenti. L’argomento è indubbiamente insidioso data la maggiore facilità di distruzione e scomparsa delle tombe rispetto ai nuraghi, ma la sproporzione numerica è indubbiamente elevata. D’altra parte l’assenza, inspiegabile rispetto alle contemporanee società orientali, di tombe «principesche» ha portato a ipotizzare che le tombe dei giganti, appunto, fossero riservate ai gruppi dominanti. La storia delle tombe dei giganti, così chiamate per le loro dimensioni imponenti, inizia agli albori della civiltà nuragica, in connessione con i nuraghi a corridoio, e accompagna i nuraghi a tholos in tutta la loro vicenda. Con il Bronzo finale e la fine dei nuraghi anche le tombe dei giganti esauriscono la loro storia lasciando il posto a tombe a corridoio di minore dimensione e prive di esedra e poi a tombe individuali a fossa rivestite di lastre litiche, come negli esempi di Sa Costa di Sardara, di Antas di Fluminimaggiore e soprattutto della necropoli con 33 tombe individuali di Monte Prama di Cabras, dai pressi della quale provengono le note statue nuragiche”.
Negli allegati, le Tombe di giganti di: San Cosimo a Gonnosfanadiga (Bibi Pinna); Coddu Ecchju ad Arzachena (Nicola Castangia); Li lolghi ad Arzachena (Romano Stangherlin); Mura Cuada di Paulilatino (Giovanni Sotgiu); Su Monte de s’Abe ad Olbia (Sergio Melis); Barrancu Mannu di Santadi (Marco Cocco); Osono di Triei (Lucia Corda); S’Arena di Urzulei (Alessandro Pilia); Madau a Fonni (Patricia Droz); Is Concias di Quartucciu (Diversamente Sardi).

 

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