Il “Ferralzos”, in territorio di Suni, non è tra i nuraghi più conosciuti, ma possiede comunque un fascino particolare, bene evidenziato nella descrizione e nelle foto di Giovanni Sotgiu:
“Lo chiamo grande perché dotato di una camera basale molto alta, circa nove metri, che, se fosse liberata dal materiale che ne ricopre la base per almeno due o tre metri, probabilmente andrebbe ad insidiare il primato fra quelle più alte oggi conosciute.
Si accede al monumento da una piccola apertura creatasi da un crollo del vano scala sulla parte alta del nuraghe, che si raggiunge dopo aver attraversato non senza fatica la tanta vegetazione presente.
Una volta entrati tutto diventa grande, la scala monumentale ci conduce ad una nicchia che ci immette nella grande tholos.
Sporgendosi dalla suddetta nicchia, a sinistra si nota l’ingresso originario oggi quasi del tutto interrato, da cui filtra un po’ di luce proveniente dall’esterno al di sotto dell’architrave, di fronte una bella nicchia perfettamente rotonda, a destra della stessa, in asse con l’ingresso una profonda nicchia molto interrata in fondo la quale affiora sorprendentemente dell’acqua sorgiva. Acqua che affiora anche al di sotto di quello che sembra essere un altro architrave situato tra la nicchia rotonda e quella in cui e presente l’acqua sorgiva.
Non e facile fotografare in un ambiente che seppur molto ampio risulta altamente claustrofobico, tuttavia utilizzando la poca illuminazione di cui dispongo e qualche scatto riesco a farlo.
Il tempo scorre molto velocemente quando si esercitano le proprie passioni e si gode con meraviglia di tanta bellezza.
E ormai giunta l’ora di andare via.
Risalendo la scala per uscire, noto a sinistra della luce che filtra dall’esterno, incuriosito osservo che una piccola apertura che si apre a mezza altezza della torre, proprio sopra l’ingresso originario orientato a sud-est, attraversa la muratura e continua perfettamente in asse anche oltre la scala andando a finire all’interno della tholos.
Decido quindi di infilare un faretto nel segmento di apertura che arriva fino alla tholos, e scendo nuovamente all’interno, per osservare dove si proietterebbe un’eventuale fascio di luce proveniente dall’esterno. Si nota chiaramente che è orientato al di sopra della nicchia in cui si osserva l’affioramento di acqua sorgiva.
Ormai e tardi per piazzare nuovamente tutta l’attrezzatura e decido di scattare comunque a mano libera con la poca luce di cui dispongo per documentare anche questo particolare.
Andando via si viene sempre pervasi dall’amarezza di vedere tanto abbandono, ci si chiede se mai potremo vedere ed apprezzare questi monumenti nel loro splendore.
Personalmente penso sempre che quando e se mai avverrà tutto questo noi non ci saremo.
Un ringraziamento particolare all’amico Salvatore Ruggiu, ormai compagno di tante avventure, non solo archeologiche per avermi accompagnato, e per la paziente attesa di chi come me non finisce mai di scattare.
Il nuraghe Ferralzos si rivela veramente, per citare un articolo apparso tempo fa sulla rivista Sardegna Antica ”Un nuraghe da primato”.