“Letteralmente significa ‘punto di passaggio dei carri’, nome risalente alle attività di raccolta del carbone di legna che hanno caratterizzato il sito nel XIX e XX secolo: è un complesso nuragico di eccezionale architettura e ingegneria, creato ai tempi della lavorazione dei metalli e legato al culto dell’acqua, elemento prezioso nell’arido ambiente calcareo del Supramonte, le ‘dolomiti’ sarde. Il villaggio di sa Sedda ‘e sos Carros è incastonato nella selvaggia valle di Lanaittu, uno spettacolare sfondo naturale all’interno del territorio di Oliena, raggiungibile dalla strada che conduce (andando verso Dorgali) anche al monumento nazionale della sorgente carsica su Gologone e alle splendide grotte di sa Oche e su Bentu…Era un’epoca nella quale l’uomo imparava a estrarre e forgiare metalli (bronzo e ferro), da cui derivano reperti ritrovati nelle numerose capanne a pianta circolare ed ovale che compongono il villaggio. Un’abitazione spicca per architettura singolare e funzione rituale: è la ‘fonte’, ambiente circolare con pareti interne in blocchi squadrati bicolori – di calcare bianco e basalto scuro – e con pavimento lavorato con cura. Sulle pareti sono scolpite in altorilievo teste di muflone con un foro attraverso il quale l’acqua, che giungeva dal canale ricavato nello spessore murario, zampillava nel bacile monolitico tondo al centro del pavimento. Vicino alla capanna vedrai una grande struttura circolare a gradoni: era la vasca per le abluzioni cerimoniali, riti religiosi che prevedevano l’uso dell’acqua sacra. Questa struttura cambiò nel tempo la destinazione divenendo un ripostiglio per oggetti di bronzo in attesa di un nuovo ciclo di lavorazione…” (Sardegna Turismo).
Le foto del sito sono di Pasquale Pintori, Maurizio Cossu e Lucia Corda. L’ultima immagine si riferisce ai particolari di una protome taurina appartenente ad un askos in lamina bronzea e alla protome di cervo di un modello di navicella, sempre rinvenuti a Sa Sedda ‘e sos Carros.