“Su un vasto altopiano granitico battuto dai venti, a 800 m s.l.m., in un territorio pascolativo interrotto da boschi di sughere si conservano i resti del santuario nuragico Romanzesu.
Il sito dista 18 km da Bitti e si raggiunge percorrendo la strada 389 Bitti-Buddusò.
L’origine del toponimo, riferito ad un vasto areale, si deve alla presenza di numerose testimonianze d’epoca romana riferibili a insediamenti produttivi in villa rustica disposti lungo un’importante strada che partiva da ‘Caput Tirsi’ in agro di Buddusò.
Attraversava gli altipiani di Bitti, Orune, Nuoro e raggiungeva, in agro di Fonni, la ‘mansio’ di Sorabile considerata come il presidio militare più interno della Sardegna.
La romanizzazione dell’altipiano bittese è attestata anche dal ritrovamento nella zona di Sa Patzata di un’epigrafe funeraria del sodato Decumanus Cniensis, figlio di Cirneco, morto a 32 anni, in servizio nella coorte degli Aquitani dall’età di 17 anni.
La capillare romanizzazione si affermò gradualmente su una preesistente fittissima rete di insediamenti preistorici, prevalentemente di epoca nuragica, posizionati in zone strategiche a margine dell’altopiano per assicurare il controllo di importanti vie di transumanza.
Queste scelte condizionarono la tipologia delle costruzioni nuragiche.
Il complesso nuragico sorge in un fitto bosco di sughere che nasconde le numerose capanne del villaggio, la cui estensione copre diversi ettari”.
(Brano tratto da un articolo di Maria Ausilia Fadda e Fernando Posi su “I tesori dell’Archeologia” a cura di Alberto Moravetti).
Le foto del santuario nuragico Romanzesu di Bitti sono di: Nicola Barbicha Tornello, Beatrice Auguadro, Alberto Valdès e Cooperativa Istelai.