<< …A causa delle violazioni che hanno interessato le tombe in tutti i tempi, è abbastanza difficile rinvenire sepolture integre, ed è quindi ancora oggetto di discussione la natura del rituale di deposizione dei defunti. Si pensa, tuttavia, a sepolture di tipo secondario: i corpi venivano preventivamente scarnificati mediante la prolungata esposizione all’aperto in aree cerimoniali (magari, l’esedra stessa), quindi le sole ossa venivano depositate all’interno della tomba. L’ipotesi di una deposizione primaria del defunto nella sua integrità (“inumazione”), tuttavia non può essere del tutto trascurata. Chi veniva sepolto nelle tombe di giganti? La domanda è ancora tema di dibattito fra gli studiosi. L’ipotesi tradizionale vede, nelle tombe di giganti, le sepolture collettive di tutto un villaggio, senza distinzione di rango e senza che nei corredi funerari ci fosse un qualsivoglia intento di ostentazione sociale. Questo, tuttavia, può anche essere vero per le tombe più antiche, non a caso le più grandi e capaci di ospitare numerose sepolture; è tuttavia ragionevole pensare che, nel corso della sua evoluzione, la società nuragica abbia finito con il vedere l’emergere di alcuni gruppi familiari sul resto della tribù (delle aristocrazie ‘ante litteram’), per i quali non è certo ipotizzabile l’uso di un rituale funerario collettivo indistinto: in questa fase, probabilmente, le tombe di giganti divengono vere e proprie sepolture familiari, o di “clan”, anche se in tal caso diventa difficile spiegare quali fossero le sepolture della gente comune …>>. (da “Civiltà Nuragica” di Paolo Melis – Carlo Delfino Editore 2003).
Le immagini delle tombe di giganti di “Malacarruca” (Alà dei Sardi), “Su Monte de s’Abe” (Olbia), e “Petra Ruha” (Oliena) sono di Sergio Melis.