Il nuraghe Serbissi ad Osini

Il nuraghe Serbissi “sorge sull’altopiano di Taccu, una suggestiva rocca calcarea dalle ripide pareti. A quasi mille metri d’altezza, sovrasta il paese di Osini e domina l’Ogliastra e le Barbagie.
Il paesaggio è caratterizzato da gole, dirupi e falesie ricoperte dalla macchia mediterranea, che affiora florida e verdeggiante. È un luogo in cui le bellezze naturali e le testimonianze storiche si sono perfettamente integrate.

Il complesso monumentale di Serbissi è costituito da un nuraghe complesso e dal relativo villaggio di capanne.
Il nuraghe è composto da una torre principale e da tre torri secondarie. Edificate in momenti diversi, le quattro torri sono collegate tra loro da una poderosa cinta muraria e si affacciano tutte su un cortile-corridoio interno.
La torre principale (alta 6,30 m) è la più antica e si sviluppa su due piani. La camera del piano terra con copertura a cupola (tholos) è perfettamente conservata; la camera superiore, raggiungibile mediante una scala, non ha più la copertura, purtroppo crollata.

Grazie agli interventi di scavo e di restauro che hanno interessato il sito lo stato di conservazione è ottimo.

L’abitato, di cui si conservano otto capanne di forma circolare in pietra e argilla, risale ad una fase successiva alla costruzione del nuraghe.

Dal centro abitato di Osini si percorre la strada che conduce alla gola nota come “Scala di San Giorgio”. Dopo circa 2,6 km si giunge ad un bivio con cartello per il parco archeologico. Si svolta a destra e si prosegue per circa 1,6 km su una strada asfaltata seguendo le indicazioni per il nuraghe Serbissi. Al termine di questa strada si trovano due percorsi sterrati; si imbocca quello a destra e si procede per circa 3 km. Si giunge infine ai piedi dell’altura ove sorge il nuraghe, raggiungibile attraverso un sentiero sulla sinistra”.

(da Ministero della Cultura – Idese)

Le foto del nuraghe Serbissi di Osini sono di: Lucia Corda, Gianni Sirigu, Bibi Pinna e Alessandra Cossu. La foto della grotta sottostante il nuraghe è di Maurizio Cossu.

 

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