Il mare racconta

In un capitolo del suo libro “I Pozzi Sacri – Architetture preistoriche per il culto delle acque in Sardegna”, Massimo Rassu scrive in particolare come i costruttori nuragici ricorressero all’utilizzo del piombo fuso tra le giunture dei conci nelle strutture tipiche del periodo, comprese quelle legate all’uso dell’acqua.

Analogamente anche le spade votive venivano esposte nei santuari “a volte imperniandole con delle colate di piombo o di bronzo nei fori dei fastigi dei timpani di copertura (omissis) o delle lastre di pietra…” come nel caso dei pozzi sacri di Matzanni a Vallermosa (nelle foto di Sergio Melis e Bibi Pinna).

Rassu ipotizza tra l’altro che “l’anomala posizione dei pozzi Matzanni in un sito elevato, deriva dall’estrema vicinanza con il grande giacimento di minerali di Punta Santa Vittoria e di Canale Serci, a soli 2-3 km Nord-Ovest dal santuario: miniere da mettere forse in relazione con il carico di lingotti datato dalla Prima Età del Ferro (IX-VIII secolo a.C.) rinvenuto nel relitto di Domu ‘e s’Orku a sud di Arbus sulla costa occidentale…”

Di quest’ultimo ritrovamento alleghiamo le straordinarie immagini scattate da Nicola Porcu, ispettore onorario della Soprintendenza per i beni subacquei e sommozzatore professionista, prematuramente scomparso nell’agosto del 2015.

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