“La natura e la destinazione dei nuraghi – considerati ancora al principio del secolo dal Pinza, erroneamente, come monumenti funerari – sono ormai ravvisate e chiarite in maniera sufficiente. Si tratta di fortilizi, eventualmente anche impiegati per abitazione e conservazione di derrate, materiale d’uso, ricchezze tesaurizzate (i depositi di bronzi di Monte Sa Idda, Forraxi Nioi, ecc., non sono in verità che tesoretti pecuniari della fase anteriore al diffondersi della moneta). La dimora civile va probabilmente supposta nella parte alta delle torri; ma presto dovette preferirsi una più comoda sistemazione, con edifici particolari, nelle zone recintate ai piedi delle torri stesse o all’ombra della fortezza, come vediamo nel nuraghe Losa. Quando il nuraghe si associa con il villaggio, esso rappresenta senza dubbio, con le sue immediate dipendenze, la sede del signore o dei suoi ufficiali o comunque delle autorità politico-militari, destinata anche, in caso di pericolo, a raccogliere gran parte della popolazione e dei suoi beni, come le acropoli delle città greco-italiche o i castelli medioevali. È opportuno d’altro canto tener presente la possibilità di una scarsa specializzazione di luoghi e di tipi architettonici per impianti di diversa destinazione – ciò che si avverte anche in altre civiltà protostoriche, per esempio nel “palazzo” egeo –; talché non fa meraviglia che complessi nuragici contengano in sé ambienti di culto od officine, come quella metallurgica del nuraghe di Ortu Commidu. Anzi è probabile che il tipo del nuraghe sia stato adottato anche per edifici a carattere prevalentemente od esclusivamente sacro, come sembra potersi ritener certo nel caso dei santuari di Abini e di Cabu Abbas”. Così si esprimeva Massimo Pallottino (Roma 1909-1995) nel suo libro “La Sardegna nuragica” – anno 1950- (riedizione Ilisso curata da Giovanni Lilliu nell’anno 2000). Non possiamo sapere se alle luce dei successivi studi e scoperte il celebre archeologo avrebbe successivamente modificato il suo pur rispettabile punto di vista.
Le foto del nuraghe Losa di Abbasanta sono di Diversamente Sardi, Andrea Mura- Nuragando Sardegna e Beatrice Auguadro. Quelle del nuraghe Ortu Comidu di Sardara sono di Roberta Podda. Il santuario di Abini a Teti è rtratto da Andrea Mura-Nuragando Sardegna e Bruno Sini. Le foto del complesso nuragico di Cabu Abbas a Olbia sono di Bibi Pinna, Romano Stangherlin e Pino Fiore.