“S’Altare” di Monte Mesu, struttura litica d’epoca incerta “si compone di tre vasche, tant’è vero che a Thiesi il monumento viene chiamato “Sas Picas de Monte ‘E Mesu” (picas=vasche). Due di esse sono quadrate, non molto profonde; la terza è troncoconica ed è più profonda delle altre due. Tutti i “trogoli” sono collegati tra di loro con delle piccole incisioni, come se dovessero servire da valvola di sfogo per, magari, un qualche liquido (acqua, probabilmente) che scorreva da una vasca all’altra; dal momento che il masso in cui esse sono scavate risulta in pendio, possiamo ipotizzare che il liquido passasse da una vasca all’altra sino a giungere a quella dalla forma troncoconica, cioè l’ultima. Questa, una volta colma, faceva sgorgare il liquido, per il troppo pieno, all’esterno del monolite. Il liquido veniva raccolto in qualche recipiente, oppure precipitava verso il suolo, facendo un percorso a terra, che poteva essere predefinito o meno, ma di questo non rimane testimonianza alcuna. (Pieragica)
Ciò che rende caratteristico e speciale il sito archeologico di Santo Stefano, a Oschiri, è la presenza di una grossa pietra granitica della lunghezza di circa 10 metri, definita impropriamente altare per via della posizione frontale rispetto alla chiesa, ma per la quale non è ancora stato possibile inquadrarne la funzione storica, data l’assenza di alcuna indagine archeologica. Esso presenta una serie di incavi di differenti forme: nella parte inferiore della roccia si trovano dodici incavi triangolari e quadrati; in quella superiore invece nove incavi triangolari, quadrati e uno rotondo. Alla destra del bancone di roccia sono presenti una serie di coppelle disposte in cerchio in numero di dodici circolari racchiudenti una coppella centrale più grande, il tutto sormontato da una tredicesima coppella posta esattamente in corrispondenza del nord. Ancora più a destra una nicchia orizzontale perfettamente rettangolare è coronata da una serie di nove coppelle del diametro di circa 5-10 cm. ciascuna. A sinistra del bancone si trova un’altra roccia che riporta ancora due nicchie triangolari e un piano orizzontale che, si pensa, sia stato utilizzato o per la deposizione di offerte votive o per espletare il rito dell’incubazione, anche se tutto ciò rimane molto aleatorio. Tali incisioni su roccia sono disseminate in tutto il sito e alcune delle figure geometriche rappresentate risultano essere cristianizzate dalla giustapposizione della croce. In altri casi la croce invece è da datarsi allo stesso periodo dell’altare. (Wikipedia)
Quali messaggi nasconderanno mai i segni che abbondano in questi luoghi misteriosi e magici?
Le foto di S’Altare di Monte Mesu sono di ArcheoUriVagando. Quelle del sito archeologico di Santo Stefano a Oschiri sono di Giovanni Sotgiu.