Alcuni dei villaggi nuragici più importanti della Sardegna sono nell’Algherese. Spiega l’archeologo Pietro Alfonso: “Palmavera S.Imbenia sono tra i siti meglio conservati e più studiati dell’isola perché hanno restituito materiali di grande interesse storico-scientifico; sono fondamentali per conoscere il periodo dal XV secola a.C. all’Età del Ferro.” Il villaggio nuragico di Palmavera è stato edificato in due fasi: Nella prima, risalente al Bronzo Medio (attorno al XV secolo a.C.), è stata eretta la torre principale a forma classica ogivale (a tholos); costruita con grossi blocchi poligonali in calcare e arenaria, la costruzione presenta un diametro di 10 metri e un’altezza residua di 8 metri, e si restringe sulla sommità fino all’ultimo stretto anello, chiuso da una lastra di pietra. Della seconda fase, risalente al Bronzo Finale (IX secolo a.C.), fa parte la torre secondaria unita alla principale da un bastione murario ancora visibile. Intorno alle due torri si estende il villaggio, costituito in origine da circa duecento capanne; oggi rimangono le fondamenta di una cinquantina d’esse, oltre alle tracce dell’importante capanna delle Riunioni. Spiega ancora Pietro Alfonso: “Questa capanna era la più importante e la maggiore per dimensioni, e costituiva il luogo del dialogo, in cui si amministrava il potere civile e religioso e in cui si riuniva l’assemblea degli anziani; per questo motivo, è situata in posizione simbolica tra la torre principale e il resto del villaggio. Al suo interno sono ancora visibili i sedili in pietra, la copia del trono del capo villaggio e una vasca litica dove venivano raccolte le offerte e gli oggetti di pregio”. (Articolo di Ornella D’Alessio pubblicato nell’edizione di Bell’Italia Sardegna del maggio 2014)
Le foto del nuraghe Palmavera di Alghero sono di @Marco Secchi fotografia, Diversamente Sardi e Sardegna che Passione. Quelle del complesso nuragico di Sant’Imbenia sono di Marco Cocco e Romano Stangherlin. Il link a margine rimanda al “Progetto S.Imbenia” curato dal compianto Marco Rendeli – Dipartimento di Storia dell’Università di Sassari.