“Il complesso archeologico di S’Arcu ‘e is Forros occupa un vasto territorio indicato in cartografia con il toponimo Inter Abbas per la presenza del rio Bacu Alleri a Ovest e del Rio Iscra Abatrula a Est, entrambi affluenti del Flumendosa.

Il sito, posto a pochi chilometri dal passo di Corr’e Boi sotto la cima Allue in fogu (m 1300 s.l.m.), comprende in un’area di 18 ettari, il nuraghe monotorre Lotzoracesa, costruito su un colle dal quale si poteva controllare il villaggio annesso, il fiume sottostante ed un vasto aerale  chiuso tra il Corr ’e Boi e il sentiero che portava verso bau Mela. Su uno sperone di roccia granitica che degrada verso il fiume, sorgono il nuraghe a corridoi di Intere Abbas con ingresso rivolto a Sud e la piccola tomba di giganti, costruita a pochi metri di distanza.

Il primo insediamento di S’Arcu ‘e is Forros si fa risalire alle fasi evolutive del Bronzo medio (1500-1400 a.C.). L’abitato sorse in un territorio scelto per la ricchezza d’acqua e la vicinanza a importanti vie di transumanza verso le vallate dell’attuale Lago Flumendosa o l’altopiano di Margine, nel territorio di Talana, dal quale si poteva raggiungere in tempi brevi la piana di Lotzorai e di Tortolì. 

Nella prima fase edilizia il villaggio era composto da diverse capanne con ingresso a Sud, costruite senza un ordine preciso nella parte più alta del colle, in parte addossate a piccoli affioramenti di roccia granitica.

L’esplorazione archeologica ha restituito negli strati più antichi (1400 a.C.) abbondanti resti ceramici di tegami, alcuni dei quali con superfici interne decorate a pettine, diverse olle con orlo ingrossato a sezione angolata o con breve colletto cilindrico e ciotole carenate di forma aperta. Gli strati più recenti contenevano soprattutto olle con colletti cilindrici e anse a gomito rovesciato, grandi ciotole emisferiche di forma aperta e numerosi martelli di frantumazione ricavati da ciottoli provenienti dal fiume sottostante. L’interno delle capanne conservava, al momento dello scavo, strati consistenti di battuto pavimentale in argilla, concotta intorno ai focolari, e parti di intonaco alla base delle pareti.

Nell’età del Bronzo finale (1200 a.C.) sopra le capanne preesistenti dell’abitato nuragico furono realizzati tre templi a megaron” (Brano tratto da “Nel segno dell’Acqua” di Maria Ausilia Fadda). 

Le foto del complesso archeologico S’Arcu ‘e is Forros di Villagrande Strisaili sono di Marco Cocco e Maurizio Cossu.