“Un suggestivo ‘paese’ preistorico del Nuorese, cuore della Sardegna, contornato da scenari naturalistici, un tempo culla di civiltà, oggi paradiso del trekking
Letteralmente significa ‘punto di passaggio dei carri’, nome risalente alle attività di raccolta del carbone di legna che hanno caratterizzato il sito nel XIX e XX secolo: è un complesso nuragico di eccezionale architettura e ingegneria, creato ai tempi della lavorazione dei metalli e legato al culto dell’acqua, elemento prezioso nell’arido ambiente calcareo del Supramonte, le ‘dolomiti’ sarde. Il villaggio di sa Sedda ‘e sos Carros è incastonato nella selvaggia valle di Lanaittu, uno spettacolare sfondo naturale all’interno del territorio di Oliena, raggiungibile dalla strada che conduce (andando verso Dorgali) anche al monumento nazionale della sorgente carsica su Gologone e alle splendide grotte di sa Oche e su Bentu.
È un’insula abitativa simile a molti villaggi nuragici della Barbagia, sviluppatisi senza nuraghe di riferimento. Si adagia sul versante sinistro di Lanaittu, sulle scoscese propaggini del monte Uddè, a circa 300 metri d’altitudine. Risale a un periodo compreso tra Bronzo recente e prima età del Ferro (XII-IX secolo a.C.) ed è particolarmente importante per la presenza di tracce dell’attività di fusione dei metalli in età nuragica. Era un’epoca nella quale l’uomo imparava a estrarre e forgiare metalli (bronzo e ferro), da cui derivano reperti ritrovati nelle numerose capanne a pianta circolare ed ovale che compongono il villaggio. Un’abitazione spicca per architettura singolare e funzione rituale: è la ‘fonte’, ambiente circolare con pareti interne in blocchi squadrati bicolori – di calcare bianco e basalto scuro – e con pavimento lavorato con cura. Sulle pareti sono scolpite in altorilievo teste di muflone con un foro attraverso il quale l’acqua, che giungeva dal canale ricavato nello spessore murario, zampillava nel bacile monolitico tondo al centro del pavimento. Vicino alla capanna vedrai una grande struttura circolare a gradoni: era la vasca per le abluzioni cerimoniali, riti religiosi che prevedevano l’uso dell’acqua sacra. Questa struttura cambiò nel tempo la destinazione divenendo un ripostiglio per oggetti di bronzo in attesa di un nuovo ciclo di lavorazione. È probabile che vicino all’abitato ci fosse un’officina fusoria” (da Sardegna Turismo).
La funzione cerimoniale della struttura circolare citata nel presente testo, è stata rappresentata da Francesco Corni in un disegno particolarmente suggestivo, in cui sono rappresentati degli officianti, presumo sacerdoti, assisi di fronte al bacile monolitico, all’interno del quale si riversa l’acqua proveniente dalle protomi di muflone che sovrastano le rispettive teste.
Si rimane ovviamente nel campo delle semplici ipotesi. Ma se tra la Sardegna nuragica e l’Egitto faraonico ci sono stati intensi e frequenti rapporti, come sostenuto da eminenti studiosi come il professor Ugas, tale ipotesi è per certi versi suffragata dal geroglifico (A6 della lista Gardiner, tratto da “I Geroglifici” di Maria Carmela Betrò) con cui in Egitto si rappresentava una classe sacerdotale (l’acqua che sgorga dal vaso è simbolo di purezza).
Le foto del complesso cultuale Sa Sedda ‘e sos Carros, a Oliena, sono di: Francesca Cossu, Pasquale Pintori, Sardegna che Passione, Maurizio Cossu e Lucia Corda