Secondo l’archeologo Giovanni Ugas, nel mondo degli inferi la dea lunare Diana (in ambito etnografico “Giana”), che nella tradizione etnografica sarda accoglieva i defunti, “doveva avvalersi della collaborazione di un personaggio identificabile con una divinità maschile a sua volta assimilata con l’Orkos greco-latino (sardo Orcu) che finì per sostituirla in ambito nuragico. Diana è infatti legata alle tombe ipogeiche prenuragiche, mentre Orcu, equiparabile all’etrusco Fersu-Perseus e ad Hermes dattilo e psicopompo, appare spesso connesso con tombe di giganti nuragiche; tanto che non è da escludere che dietro Orcu si nasconda un paredro di Orgia, venerata nei templi celesti nuragici del tipo ‘in antis’ quale è ‘Sa domu de Orgìa” la casa di Orgìa di Esterzili…” (Giovanni Ugas: “L’alba dei Nuraghi” – Ed. Fabula 2005).
Secondo un’altra teoria, il termine Orcu/Orco rimanderebbe a Forco, mitologico re di Sardegna e Corsica e padre di Medusa, la Gorgone che in Sardegna dà il suo nome a due castelli, rispettivamente in territorio di Samugheo e di Lotzorai.
Negli allegati: Il tempio “Omu ‘e Orgia” a Esterzili (Sergio Melis); I nuraghi “Sa Domu ‘e s’Orku” di Sarroch (Lorenzo Muntoni), di Dolianova (Dolianova Archeologica) e di Barrali (Marco Cocco); La tomba di giganti “Sa domu ‘e s’Orku” di Siddi (Maurizio Cossu e Romano Stangherlin).