In seicento alla prima Conferenza Internazionale sulla sfida Unesco

Promuovere la candidatura del patrimonio nuragico sardo alla World Heritage List dell’Unesco. Mobilitare la comunità scientifica italiana e internazionale, chiamata a confrontarsi sulle nuove prospettive di studio e ricerca offerte dalle nuove tecnologie. Rafforzare l’attività di racconto di questa cultura millenaria, troppo poco conosciuta in Italia e nel mondo, creando una sorta di nuovo “brand Sardegna” che aiuti l’isola ad attirare turismo dodici mesi l’anno con ricadute economiche su tutte le filiere. Sono questi gli obiettivi perseguiti dalla Conferenza Scientifica Internazionale “Sardegna, l’isola dei nuraghi”, una due giorni interamente dedicata all’antica civiltà nuragica che si è chiusa oggi e che, nelle giornate del 16 e 17 novembre, ha visto la partecipazione di oltre seicento persone.

Approfondimento e dibattito, uniti a una crescita di consapevolezza della società civile e al coinvolgimento delle figure di eccellenza sarde che lavorano in Italia e nel mondo, sono stati i tratti caratterizzanti dell’iniziativa promossa dalla nostra Associazione con la collaborazione della Fondazione di Sardegna, alla quale hanno partecipato, tra gli altri, gli stakeholder istituzionali (MIC, Regione, Università, Comuni, Soprintendenze) e l’intero mondo delle associazioni di rappresentanza della società sarda (ANCI, sindacati, camere di commercio, associazioni del mondo del lavoro e dell’impresa).

L’iniziativa ha avuto il merito di dare un palcoscenico di qualità mondiale al progetto di valorizzazione della civiltà nuragica ai fini Unesco, aprendo un confronto interdisciplinare tra esperti internazionali di tutte le materie scientifiche di riferimento (archeologi, economisti, urbanisti, esperti di architettura e del paesaggio, comunicatori ed esperti di marketing, manager, genetisti, antropologi), guardando anche ai benchmark e ai modelli di gestione di siti archeologici di eccellenza italiani ed europei. Un mix di voci il cui coordinamento scientifico è stato curato dai professori Antonello Sanna e Francesco Pigliaru, unite in un unico grande evento con il fine di far comprendere che è necessario il contributo di professionalità diverse e un forte senso di visione e coesione da parte di tutti gli attori protagonisti di questa sfida per riuscire a comunicare il valore e l’unicità dell’antica civiltà nuragica.

Tra i numerosi ospiti delle due giornate anche gli archeologi Peter van Dommelen (Brown University, Università Pompeu Fabra), Mustapha Khanoussi (Ministero della Cultura, Tunisi), Mark Pearce (University of Nottingham), Marcella Frangipane, esperta di fama mondiale della preistoria del Vicino Oriente, l’economista Luis César Herrero Prieto (Presidente Association Cultural Economics International), Luigi Guiso (Einaudi Institute for Economics and Finance) e Cristiana Collu (Direttrice della Galleria d’Arte Moderna di Roma). Ospite d’onore anche Antoni Ferrer, Direttore dell’Agenzia che nel 2023 ha conquistato l’inserimento dei Talayots di Minorca (monumenti coevi e con molte parentele con i nuraghi) nella Lista UNESCO dei Patrimoni dell’Umanità.

“Noi siamo convinti che l’identità profonda della Sardegna che è rappresentata dal patrimonio unico al mondo dei monumenti della civiltà nuragica, abbia la dignità per diventare patrimonio dell’umanità dell’Unesco” spiega Pierpaolo Vargiu, presidente dell’Associazione La Sardegna verso l’Unesco. “È questo il lavoro che stiamo facendo e siamo davvero convinti che questo riconoscimento possa rappresentare uno straordinario volano di sviluppo che può trainare l’intera economia della nostra Isola. Abbiamo tra gli 8 e i 12mila monumenti della civiltà nuragica che per noi sono diventati quasi la normalità, ci sembrano parte integrante del nostro paesaggio e quasi non ci colpiscono più. In realtà sono un elemento paesaggistico che è straordinario e unico al mondo. Dobbiamo valorizzarlo perché questo diamante tirato fuori dalla cassaforte può diventare un racconto che affascina il mondo”.

ll convegno è stato chiuso da Luigi Guiso (AXA Professor of Household Finance, Einaudi Institute for Economics and Finance) che si è soffermato sul potenziale economico del patrimonio nuragico. “I nuraghi hanno un potenziale economico significativo, l’Associazione sta facendo un grande lavoro per far comprendere la valenza di questo patrimonio, che è anche economica. Stonehenge può rappresentare un modello. Stonehenge non è che un piccolo nuraghe, con un potenziale di impatto visivo decisamente minore rispetto alle risorse sarde, eppure ha un milione e mezzo di visitatori. A Chicago nella sede del Chicago Tribune c’è un mattone romano incastonato nel muro. Questo sta a significare che quel mattone è prezioso, per chi non lo ha è una merce rara. Noi abbiamo una enorme ricchezza di beni archeologico e dobbiamo metterli a disposizione del mondo rendendoli fruibili e riconoscibili, facendo sì che questo ‘nuovo turismo’ diventi davvero una potente leva di sviluppo. Dobbiamo farlo sfruttando l’unicità della Sardegna che mantiene i tratti e l’identità di un’isola preistorica, una preistoria vivente che è unica al mondo. È un vantaggio comparato enorme, non abbiamo bisogno di importare una risorsa, questa risorsa è già qui”.