Il presunto magnetismo della tomba di giganti “Li Mizzani” a Palau

Come si legge sul sito istituzionale “Sardegna Turismo” la tomba di Li Mizzani, in territorio di Palau, richiama tanti visitatori che qui vengono per caricarsi di energie positive, stando a contatto con le enormi pietre dell’esedra e del corpo funerario”.

Non abbiamo titolo per esprimerci sulla veridicità o meno di questa particolare peculiarità della sepoltura gallurese, caratteristica che richiama il presunto magnetismo di altri monumenti tipici della civiltà nuragica, mentre ci limitiamo a riportare cosa riferisce, in merito, lo stesso sito “Sardegna Turismo”:

“Sono ancora intatte le tracce della storia antica che rivive nel territorio di Palau. Ne è testimonianza la tomba dei Giganti Li Mizzani, situata a pochi chilometri dal centro abitato. Conserva alcune caratteristiche che ne fanno una delle più originali di tutta la Sardegna. Risalente al nuragico medio tra 1500 e 1200 a.C., la camera funeraria del monumento è costruita secondo la tecnica a filari. Le dimensioni, contrariamente ad altre sepolture nuragiche galluresi, sono ridotte, è lunga poco più di sette metri. Al centro della costruzione, sta la stele monolitica centinata, alta quasi tre metri e larga poco più di uno e mezzo.

Presenta una piccola apertura nella base ed è posizionata al centro dell’esedra, ossia l’insieme di pietre minori che degradano via via per dimensioni verso le due estremità. Altra particolarità è che il portello sulla stele fu lavorato verso l’interno e non verso l’esterno come accade nelle altre tombe. Osservando dall’alto, la zona della tomba appare come la sagoma della testa di un toro, animale venerato dalle antiche civiltà sarde come simbolo di forza e fertilità.

Durante gli scavi, risalenti agli anni Settanta del XX secolo, furono rinvenuti all’interno della sepoltura megalitica frammenti di ossa umane e resti di antiche ceramiche, probabilmente oggetti votivi”.

L’immagine aerea della tomba di giganti di Li Mizzani è di Diversamente Sardi. Le altre foto sono di Giovanni Sotgiu.