Immaginiamo una gigantesca “città mercato” internazionale, con tanti negozi compreso quello della Sardegna e più di un miliardo di visitatori che ogni anno circolano al suo interno. Da questa parte del banco abbiamo l’esigenza di vendere, ma occorre che dall’altra parte ci siano gli acquirenti ed è quindi necessario intercettare una parte congrua della marea di persone che passa in galleria. Abbiamo diversa merce esposta sugli scaffali e in vetrina: mare, interno, clima, ambiente, tradizioni, ricettività, agro alimentare…. Tutto di ottima qualità, ma anche altri empori offrono cose analoghe e di ottima qualità, magari non concentrate insieme nel medesimo esercizio; solo che in alcuni sono meno care o sono presentate meglio o chi le espone può contare su un’insegna piuttosto che su un marchio più conosciuto del nostro. Poi ci sono alcuni stand apparentemente insignificanti che propongono qualcosa di particolarmente original. Su uno di questi troneggia un’insegna con scritto “Loch Ness” e si vendono “mostri per lago” virtuali, perché nessuno li ha mai visti; l’altro, alla fine della galleria si chiama “Rapa Nui” e offre curiose sculture di pietra chiamate “mohai”. Sta di fatto che i due stand detengono il monopolio di questi oggetti e la gente fa la fila per comprarli, anche se il ticket per accedere agli stand è decisamente “salato”; ma tornare a casa per mostrare a parenti e amici le foto di questi oggetti…fa tendenza. Mentre aspettiamo dietro il nostro banco, guardando con invidia la ressa di fronte ai due banchi della concorrenza, improvvisamente ci viene in mente che possiamo contare su un’enorme quantità di oggetti originali dimenticati in soffitta, talmente eccezionali da surclassare qualsiasi mostro virtuale del lago o qualsiasi statua mohai. Così, insieme alle nostre eccellenze in termini di mare, interno, clima, ambiente, tradizioni, folklore, ricettività, agro alimentare e quant’altro, decidiamo di esporre i nostri pezzi unici che si contano a profusione: domus de janas, dolmen, tombe di giganti, pozzi e fonti sacre, menhir, inquietanti giganti di pietra. Ma, soprattutto, gli oltre diecimila nuraghi che costituiscono la vera icona identitaria della nostra terra. Il tutto infiocchettato con storie, miti e leggende straordinarie. Fatto questo, per riavviare come si deve l’attività del negozio, basterà riorganizzare la vetrina, avvicinare la gente che passa in galleria, invitarla a entrare e quindi presentare, con un bel sorriso, tutte queste meraviglie finalmente liberate dall’indifferenza, più che dalla polvere.
In allegato: i nuraghi Ponte di Dualchi (ph.Lucia Corda), Losa di Abbasanta (ph. Andrea Mura-Nuragando Sardegna), Piscu di Suelli (ph. Diversamente Sardi) e Santu Antine di Torralba (ph. ArcheoUri Vagando). Le tombe di giganti di Coddu Ecchju ad Arzachena (ph. Marco Cocco) e Sa Domu ‘e s’Orku di Siddi (ph.Bibi Pinna). I templi a pozzo di Funtana Coberta a Ballao (ph. Sergio Melis) e Sant’Anastasìa di Sardara (ph. Francesca Cossu).