Il nuraghe Paddaggiu, che in sardo significa pagliaio, spesso erroneamente chiamato Su Tesoru o Sa Eni, si trova sulla strada che congiunge Castelsardo con Valledoria, non lontano dalla roccia “dell’elefante”. Rappresenta il reperto più significativo della zona risalente all’area nuragica, che si è sviluppata in Sardegna a partire dall’età del bronzo (1800 a.C) fino al II secolo a.C. in piena epoca romana.

Il Nuraghe, eretto su un colle, come era abitudine al tempo per poter avere una visuale libera e completa del circondario, era in origine composto da una torre principale, con la caratteristica copertura ”a tholos” (cioè a falsa volta, ottenuta dal progressivo restringersi del cerchio di pietre), un bastione con due torri laterali e uno spesso muro di cinta che comprendeva anche l’area occupata dal villaggio di capanne di pietra coperte con tetti di paglia.

di tutto questo grande complesso originale sono giunti sino a noi i resti della torre principale, in ottimo stato di conservazione, un tratto di muro di cinta di circa 27 metri e la base di una capanna di circa 6 metri di diametro. Oltre a numerosi reperti in ceramica che sono stati fondamentali per una datazione precisa del monumento.

La torre del nuraghe Paddaggiu, che misura circa 11 metri di diametro alla base e 8,5 metri di altezza residua, ospitava due stanze, collocate su due piani sovrapposti e collegati da una scala interna. sono bene conservati un corridoio di ingresso coperto da lastre trasversali, la caratteristica nicchia d’andito a destra del corridoio e la scala interna a sinistra che si dipana fino alla sommità della torre. Il nuraghe aveva anche un ballatoio in legno che però è andato distrutto.

(Comune di Castelsardo)

Le foto del nuraghe Paddaggiu o Paddaju sono di: Andrea Mura – Nuragando Sardegna, Gianni Sirigu, Marco Cocco, Francesca Cossu e Nuraviganne