Un crollo ne aveva celato le forme e protetto i segreti, ma a seguito dei lavori di restauro e consolidamento, il nuraghe Appiu ha rivelato la sua – almeno allo stato attuale – unicità: il cortile, ovvero lo spazio che intercorre tra torre centrale (o mastio) e bastione, è coperto. L’unica, piccola apertura è nella parte alta, destinata a far filtrare la luce e, probabilmente, a permettere la fuoriuscita del fumo quando si accendevano i focolari. Chissà, però, che tale fortezza non nasconda ulteriori sorprese, dato che molti ambienti restano ancora da indagare.
Il nuraghe sorge nelle campagne di Villanova Monteleone, rivolto verso il mare, ai piedi del monte Cuccu, precisamente sulla sommità di un altopiano, detto Chentu Mannas che domina la fascia costiera tra le aree protette di Capo Marargiu e di Capo Caccia. L’edificio è quadrilobato, con cortine rettilinee che si raccordano alle torri angolari mediante conci lavorati con precisione a forma di ‘L’. L’accesso principale ti condurrà al cortile coperto, dal quale diverse aperture conducono al mastio e alle torri laterali. La torre centrale è alta 15 metri, e potrai osservare le coperture a tholos di due camere sovrapposte. Oltre all’Appiu, il complesso comprende un villaggio di 200 capanne, un altro nuraghe ma monotorre, una tomba di giganti, due piccoli dolmen e, poco distante, un recinto megalitico con un tempio a megaron. Le capanne finora studiate mostrano uno schema a isolati, intorno a un cortile centrale. Gli ambienti dovevano rispondere a varie destinazioni d’uso, in quanto appaiono strutturati in molteplici aree interne separate da lastroni e con nicchie, mentre i focolari erano posti lateralmente. Anche i materiali rinvenuti durante gli scavi dimostrano le varie attività svolte e la vitalità dell’insediamento: macine, pietre per affilare, mortai, schegge di selce e ossidiana, falcetti in bronzo, vasi askoidi, tegami, fusi e pesi da telaio. La loro conformazione porta a datare l’insediamento agli inizi dell’età del Ferro, tra il X e IX secolo a.C. Oltre che abitazioni, le capanne erano con tutta probabilità anche magazzini e laboratori artigianali. Il monotorre è chiamato Punta ‘e su Crabile e presenta una camera unica con altezza residua di tre metri e mezzo. Di fronte stanno i due dolmen. Tra i due nuraghi, dentro un boschetto di sugherete, si erge la tomba di giganti: noterai il corpo tombale rettangolare absidato e uno dei bracci dell’esedra semicircolare. Il parco archeologico è immerso nel verde di querce e lecci, attorno le montagne si affacciano quasi a precipizio sul mare. (Il testo è tratto da “Sardegna Turismo”; le foto sono di Giovanni Sotgiu e Maurizio Cossu).