Presumo che molti si siano domandati se l’apertura sommitale di svariati nuraghi sia stata determinata da improvvisi crolli, o se invece sia stata così sin dall’origine.
Oggi le nuove tecnologie e soprattutto l’utilizzo dei droni, consentono di osservare dall’alto il territorio e chiunque può facilmente constatare come gran parte dei nuraghi presentino appunto un foro apicale, che nel caso dei polilobati riguarda una o alcune delle torri.
Che le torri siano “con il buco” è quindi una constatazione di fatto e l’onere della prova contraria spetterebbe quindi a chi sostiene la loro primitiva chiusura.
Il dilemma non è di poco conto, perché nel primo caso si potrebbe ravvisare la precisa volontà dei nostri progenitori di mettere a contatto lo spazio della tholos con gli elementi naturali esterni, quali in particolare il sole; consolidando quindi l’ipotesi di una valenza sacrale dello spazio interno della torre e per esteso del nuraghe, probabilmente inteso come il luogo in cui si svolgevano i riti di rigenerazione della vita, intimamente connessi alla luce solare.
Per quanto possa valere, personalmente sostengo questa tesi, ma ho cercato anche di riflettere sull’ipotesi opposta, in merito alla quale mi permetto di esprimere alcune considerazioni.
Se le torri fossero state inizialmente chiuse, i crolli successivi sarebbero avvenuti o per cause naturali o per interventi meccanici dovuti all’uomo.
Nel primo caso si dovrebbe dubitare della tanto decantata perizia dei nostri antichi costruttori, se è vero che a un certo punto della storia, o casualmente o per qualche altra ragione, la sommità di gran parte delle tholoi è improvvisamente venuta giù, per quanto le rimanenti strutture abbiano retto e siano fortunatamente rimaste in piedi, più o meno integre, sino ad oggi.
Tuttavia, proprio dalle immagini aeree si nota che i fori di crollo sono di norma abbastanza regolari e presentano addirittura conci di contorno più o meno ordinati.
Le alternative sono almeno due (ma se ve ne fossero altre ben venga chi può proporle): o sopra la torre esisteva una sorta di cupolotto a sé stante o comunque una struttura amovibile di cui si sono perse le tracce, o il cocuzzolo non aveva funzioni statiche perché, in alternativa, un suo cedimento avrebbe con buona probabilità coinvolto l’intera struttura o una parte di essa.
In un modo o nell’altro il profilo del foro difficilmente apparirebbe così regolare come si nota nelle immagini.
Un ingegnere strutturista potrebbe sicuramente fornire in merito spiegazioni tecnicamente più attendibili, ma rimarrebbe comunque da chiarire il motivo per cui lungo il perimetro dei fori siano spesso presenti conci di coronamento ordinatamente disposti.
Per altro verso, è razionalmente credibile che una volta crollata la sommità della torre, qualcuno si sia preso la briga di raggiungere un’area a forte rischio per rifinire i bordi dell’apertura che si era formata?
L’altra teoria è che lo scapitozzamento sia avvenuto per mano dell’uomo.
Ma francamente tale eventualità mi sembra assolutamente insensata: mi domando difatti chi poteva essere il folle disposto a salire in cima al nuraghe per picconarne la sommità, nella pressoché assoluta certezza di precipitare in basso insieme a una montagna di massi, ciascuno dei quali pesava quintali.
In allegato i nuraghi: Piscu di Suelli (ph.Maurizio Cossu); Losa di Abbasanta (ph. Bibi Pinna); Piricu di Santu Lussurgiu (ph. Alex Sardegna); Bighinzone di Borore, S’Ortali ‘e su Monte di Tortolì, Medau Cuccu di Tratalias e Murstene di Sagama (ph. Andrea Mura-Nuragando Sardegna).