Le rovine del tempio di Astarte sono visibili sulla sommità della Sella del Diavolo di Cagliari. Questa divinità fenicia, identificabile con la punica Tanit, rappresentava la dea madre ma era anche associata alla fertilità, all’amore e al piacere.
Non è quindi un caso se nel suo tempio della “Sella” si presume venisse praticata la prostituzione sacra. Il sincretismo religioso accomunava Astarte /Tanit ad altre divinità come la greca Afrodite e la romana Venere, ma anche ad altre figure divine del pantheon egizio come Maat, che presiedeva l’occidente, Mut (madre), e infine la dea lunare Iside, a sua volta accomunata a Hator.
Iside aveva come emblema il nodo “Tjt”(quarta figura in basso), ma condivideva con Hator un sonaglio metallico chiamato “Sistro” e il contrappeso Menat (con relativa collana), che appare sopra il collo della stessa dea Hator, raffigurata in basso sotto forma di “vacca celeste”.
Il “menat” è in particolare il primo oggetto raffigurato in basso ma appare anche nella seconda figura al collo di Imothep, visir e architetto del faraone Djoser della III dinastia (2630-2611 a.C.). La terza immagine è quella dell’”ankh”, tipico emblema egizio della “vita”.
Tornando a noi, la quinta e sesta figura rappresentano invece il pozzo sacro di S.Cristina a Paulilatino e una sua sezione orizzontale, mentre per ultimo appare l’emblema di Astarte/Tanit.
Credo che sia persino superfluo evidenziare come tutti questi simboli sembrino possedere un significato analogo e siano comunque connessi alla sfera sessuale come anche le varie divinità elencate; ed è anzi opinione condivisa che il “menat”, il simbolo di Astarte e lo schema planimetrico e sezione del pozzo sacro raffigurino l’apparato genitale esterno femminile.
Non può quindi sorprendere che il foro apicale del pozzo di S.Cristina fosse orientato per intercettare in determinati periodi i raggi lunari, essendo Iside, Hator ed Astarte dee essenzialmente lunari (ma anche legate al ciclo solare).
Il riferimento all’apparato genitale femminile è tra l’altro confermato dal nome della dea Hator, che traslitterato dai geroglifici si legge Hwt-Herw (Huteru =casa di Horo).
Le foto del tempio nuragico a pozzo di Santa Cristina, a Paulilatino, sono di Bibi Pinna.