26 – Il Complesso cultuale di Sant’Anastasìa, a Sardara, è uno dei 31 siti proposti all’Unesco come vessilliferi della grandiosa civiltà nuragica, della sua storia e delle sue sterminate testimonianze materiali.
Sorge nella parte alta di Sardara e prende nome dalla chiesetta vicina. Il santuario nuragico di Sant’Anastasia è caratterizzato da un pozzo sacro detto funtana de is dolus (fonte dei dolori), da cui scaturisce la sorgente alimentata da falde sotterranee. Realizzato con blocchi di basalto e calcare, forse nel Bronzo finale, ha una camera circolare con copertura a falsa cupola, cui si accede tramite una scalinata protetta da un corridoio coperto con lastroni disposti a piattabanda.
L’uso dell’area per finalità religiose proseguì dopo l’età nuragica, come documentano una ceramica punica e resti dell’edificio bizantino sottostante alla chiesa di santa Anastasia (ricostruita nel XV secolo). All’interno della chiesa è presente un altro pozzo nuragico in cui furono rinvenuti numerosi vasi dell’età del Ferro (VIII secolo a.C.). Gli scavi circostanti hanno messo in luce un grande recinto curvilineo fiancheggiato da un camminamento di lastre di pietra al cui interno sono presenti diverse capanne di un villaggio che si sviluppa in gran parte sotto le attuali case di Sardara.
Le foto del complesso cultuale di Sant’Anastasìa a Sardara sono di Bibi Pinna. Nicola Castangia, Francesca Cossu e Pietrino Mele.